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Si è svolto lo scorso weekend a Milano l’incontro tra i principali fondi di impact investing a livello europeo, organizzato dal team di Oltre Venture. Ecco come è andata.

Una ventina di partecipanti, per lo più giovani, in rappresentanza di dieci fondi di impact investing europei si sono riuniti il 20 e 21 settembre nella splendida cornice di Le Village di CA Agricole a Milano in occasione del “Next Generation Impact Investing Event”, un incontro a cadenza annuale dove discutere del futuro del settore e individuare nuove strategie e sinergie di crescita. L’evento di Milano ha visto la partecipazione di Jaime Vera Calonje, Investment Manager dell’European Investment Fund (EIF), di Luciano Balbo e Lorenzo Allevi di Oltre Venture, primo fondo di impact investing italiano e organizzatore dell’evento (mentre la prima edizione era stata organizzata l’anno scorso da Impact Ventures Netherlands).

Fin dalle prime strette di mani, di fronte a un caffè nel cortile rinascimentale di zona Porta Romana in cui ha sede Le Village, è apparsa subito evidente la grande varietà di percorsi professionali di chi oggi lavora nell’impact investing: non solo le più blasonate lauree economico-finanziarie, ma anche esperti di public policy, scienze e relazioni internazionali. Segno, questo, di un settore in piena fase di sviluppo e capace di valorizzare talenti e competenze multidisciplinari in grado di saper cogliere e interpretare l’evoluzione in atto nel mondo delle imprese, delle istituzioni pubbliche e della società più in generale.

“In cinque anni è cambiato tutto”

Nel 2014 solo nel Regno Unito, in Francia, Germania e Italia erano presenti dei fondi di impact investing – ha ricordato, infatti, Jaime Vera Calonje dell’EIF, nel corso del suo discorso introduttivo alla due giorni di lavori – da allora abbiamo assistito a un rapido consolidamento dei fondi nei mercati tradizionali e alla nascita di nuovi fondi di dimensioni rilevanti negli altri Paesi europei”. Nello stesso periodo, inoltre, sono aumentate anche le possibilità di ricevere investimenti a livello di seed e pre-seed, grazie alla nascita di nuovi incubatori e acceleratori verticali.

È oggi in corso una crescente specializzazione del mercato, con la comparsa di nuovi intermediari, l’utilizzo di tecnologie digitali e la professionalizzazione crescente degli imprenditori – ha proseguito Jaime – Il tutto in un contesto dove gli impact investor si sono concentrati sempre più su imprese attive nel settore dell’educazione, sanità, energia, mobilità e agricoltura sostenibile”. In prospettiva, secondo l’investment manager di EIF, nei prossimi anni potremmo assistere a una ulteriore crescita delle dimensioni dei fondi e a una diversificazione delle modalità di raccolta dei capitali da parte di questi ultimi.

Come si distinguono, oggi, gli investitori a impatto da quelli più tradizionali

In un contesto in rapido mutamento, il dibattito nei gruppi di lavoro dell’evento di Milano ha avuto come scopo quello di individuare quelle caratteristiche e quegli approcci che consentono agli investitori a impatto di differenziarsi rispetto agli investitori tradizionali. “Nel mercato attuale del Venture Capital sono gli investitori a determinare il valore delle aziende – ha dichiarato, per Oltre Venture, Luciano Balbo – La disponibilità di capitali è così alta che, se gli investimenti tendono a privilegiare un’azienda o uno specifico settore, il valore di tali aziende tende a crescere esponenzialmente”.

Secondo Balbo, quindi, chi vuole fare impact investing deve oggi adottare lo stesso approccio del venture capital internazionale, valorizzando le innovazioni più significative, “ma con l’obiettivo di sviluppare soluzioni che rispondano davvero ai problemi più pressanti della nostra società”. Se è vero infatti che l’impact investing è diventato ormai un settore “di moda”, è altrettanto vero che non sempre è intuitivo distinguere tra innovazioni puramente tecnologiche, o di prodotto, e innovazioni che rispondono ai bisogni concreti delle persone: “fare innovazione in ambito sociale è più difficile del farlo in ambito commerciale: nel settore commerciale puoi scegliere i tuoi clienti; in quello sociale bisogna invece sviluppare soluzioni che affrontino i bisogni di tutti i cittadini ed in particolare delle fasce socio-economico più deboli”.

 

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